La Divina Commedia Alinari
Il 17 gennaio 2020 il Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, su proposta del Ministro per i Bene i le Attività culturali e per il Turismo, ha istituito la Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri, definita comunemente con il nome di Dantedì. Dante Alighieri (1265-1321) è considerato il padre della moderna lingua italiana e uno tra i più importanti autori di tutti i tempi. Il giorno che l’Italia ha scelto per celebrarlo è il 25 marzo, perché corrisponderebbe al giorno in cui il poeta cominciò simbolicamente il viaggio nell’Oltretomba raccontato nella Divina Commedia. Il poema è stato fonte di ispirazione per molti artisti e illustratori come William Blake o Gustave Dorè. È ricco di riferimenti astronomici, utilizzati insieme a indicazioni astrologiche, come punti di riferimento nel suo percorso simbolico dal peccato, l’Inferno, alla salvezza, il Paradiso. L’importanza che Dante attribuì all’Astronomia è testimoniata in un’altra sua opera, il Convivio: “E [l’astronomia] più che alcune delle sopradette [scienze] è nobile e alta per nobile subietto, che è de lo movimento del cielo” (Convivio, II, 13). Probabilmente Dante ebbe modo di conoscere il Liber de Aggregationibus Scientiae Stellarum et Principiis Coelestium Motuum dello scienziato arabo Afragano, vissuto nel IX secolo, l’Almanacco di Jacob ben Machir ben Tibbon (1236ca – 1304ca) e le cosiddette Tavole di Toledo, compilate da un gruppo di astronomi intorno al 1080 per predire i movimenti del Sole e dei Pianeti in relazione alle stelle fisse. Il confronto tra questi testi e alcuni versi del poema, tenendo conto che all’epoca era in vigore il sistema Tolemaico e che il Capodanno fiorentino si celebrava il 25 marzo, ha consentito ad alcuni studiosi di identificare questa data come inizio della storia. Nella Biblioteca dell’Istituto centrale per la grafica di Roma è conservato un esemplare della Divina Commedia novamente illustrata da artisti italiani, curata da Vittorio Alinari e pubblicata a Firenze a partire dal 1902. Vittorio Alinari (1859 – 1932), trasformò la ditta fondata da suo padre Leopoldo in una vera e propria industria fotografica, proseguendo l’attività di documentazione del patrimonio artistico nazionale ed europeo e incentivando le relazioni tra pittura e fotografia. I suoi molteplici interessi artistici e letterari costituirono la premessa per il concorso che bandì nel maggio del 1900 invitando gli artisti italiani a illustrare nuovamente la Divina Commedia. Il primo premio fu assegnato ad Alberto Zardo, il secondo ad Armando Spadini e il terzo a pari merito a Duilio Cambellotti e Ernesto Bellandi. Tra gli altri artisti che collaborarono: Plinio Nomellini, Giovanni Fattori, Adofo De Carolis. I disegni realizzati furono riprodotti con la tecnica della collotipia per essere pubblicati nel volume e sono una testimonianza del panorama artistico italiano di quel tempo e della fortuna che il poema dantesco ebbe a partire dall’Ottocento. Il volume ha una storia parallela a quella che troviamo scritta nelle sue pagine. È entrato nelle nostre raccolte nel 1921, insieme a un gruppo di circa 6.000 opere, tra incisioni e libri, provenienti dalla collezione di Emma Drusiani, erede del pittore Stanislao. L’acquisizione fu caldeggiata da Corrado Ricci, cultore di Dante, scrittore, archeologo, storico dell’arte che nel 1906 fu nominato Direttore generale delle Antichità e Belle Arti in Italia e portò il suo fondamentale contributo al moderno assetto del sistema museale e bibliotecario italiano.