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Atleti della Villa dei Papiri a Ercolano

Fotografie, Scheda Opera

Mimmo Jodice (Napoli, 1934)

Atleti della Villa dei Papiri di Ercolano

1986

stampa alla gelatina bromuro d’argento, 300 x 400 mm
FP 1440

Una delle immagini più note di Mimmo Jodice, che è tra i più importanti fotografi contemporanei ed è stato, negli anni Sessanta, tra i maggiori interpreti dell’avanguardia e del dibattito culturale che ha portato all’affermazione della fotografia e alla sua definitiva legittimazione nel mondo dell’arte. Vari sono i temi da lui affrontati, sempre nell’ottica di una ricerca analitica e autoriflessiva che, anche quando condotta attraverso il confronto con immagini storiche, ha inteso superare gli stereotipi visivi presenti nella propria memoria, interrogandosi sulla storia e sul significato dei segni e dei codici culturali che la fotografia ha contribuito a definire e invitando a riflettere e a prender coscienza della nostra visione sul mondo. Le sue immagini svelano e rivelano una ‘bellezza’ che non è mai implicita nella fotogenia dei soggetti trattati, non è data dall’oggettività delle cose e dei fatti registrati nelle immagini, ma è tenacemente perseguita dal suo ‘sguardo’, profondamente radicato nella cultura classica, attraverso una continua sperimentazione estetica e una ricerca compositiva e formale che trasfigura luoghi familiari, particolari banali della quotidianità o paesaggi sconosciuti in icone spiazzanti, quasi surreali, che la critica ha concordemente definito come “metafisiche”.

L’opera qui presentata risale al ciclo Mediterraneo, forse il momento più alto del percorso artistico di Jodice, quasi un’autobiografia allegorica, una riflessione sulla propria identità di uomo e d’artista. Iniziata nel 1986, la ricerca è dedicata a frammenti e particolari di antiche vestigia – sculture, architetture, mosaici, affreschi, ripresi a Pompei, Ercolano, Efeso, Petra, ecc., sulle tracce di personalità e imprese eroiche delle antiche civiltà – che il fotografo astrae dalla loro dimensione storica e, con la consapevolezza dell’ineludibile ambiguità delle cose, fa rivivere magicamente grazie alla sua immaginazione e alla sua epifanica visionarietà.

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