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Chiostro di San Giovanni in Laterano
James Anderson (Blencarn, 1813 – Roma, 1877)
Roma. Chiostro di San Giovanni in Laterano
1855-1858 ca.
stampa all’albumina, mm 290×372
FP 512
La stampa, donata all’ICG insieme a un nucleo di fotografie che documentano località ed emergenze monumentali tipiche del Gran Tour ottocentesco, è un raro esemplare dell’eccellente produzione di uno dei maggiori professionisti della fotografia romana delle origini, le cui immagini miravano a soddisfare le aspettative di una clientela piuttosto esigente, anche se restia ad accettare modelli iconografici diversi da quelli fissati dalla precedente tradizione visiva. Il chiostro di San Giovanni, come anche quello della basilica di San Paolo fuori le Mura, era particolarmente caro al pubblico dell’epoca, non soltanto come una delle testimonianze artistiche più interessanti della Roma medievale, ma per la qualità ‘pittoresca’ del luogo che, per la forte ibridazione di elementi architettonici e naturalistici, e per i giochi e gli effetti di luce creati dalla variegata decorazione, offriva interessanti possibilità di resa pittorica.
James Anderson (pseudonimo di Isaac Atkinson), fondatore a Roma (dove si era stabilito nel 1838) di una dinastia di fotografi di grande successo fino a tutta la prima metà del Novecento, fu uno dei più importanti punti di riferimento per artisti, viaggiatori e amatori che alimentarono all’epoca il mercato delle immagini fotografiche, e tra i primi ad attuare pratiche e strategie di vendita e distribuzione di particolare efficacia commerciale. Tra queste, la pubblicazione, nel 1859, di uno dei primi cataloghi a stampa delle ditte fotografiche, con l’elenco dei soggetti del proprio repertorio. La presenza di due numeri inscritti nel negativo (“12” e “64”), nella tipica modalità e nella grafia che ritroviamo in altre immagini di Anderson, oltre che il formato e la qualità tecnico-formale dell’opera, rimandano questa stampa alla sua produzione, seppure nel catalogo del 1859 lo stesso soggetto ricorra sotto altri numeri. Se, del resto, è già noto che Anderson abbia provveduto più volte a rinumerare le proprie lastre, la presenza stessa di questi numeri attesta che l’esemplare risale a un periodo antecedente la pubblicazione del catalogo. La suggestiva texture dell’immagine, dall’effetto grafico di particolare evidenza e incisività che in alcuni casi caratterizza le stampe di Anderson, attesta inoltre, per il negativo, l’uso del procedimento all’albumina, che fu presto sostituito dal più diffuso procedimento al collodio.