dal 18 settembre al 3 ottobre 2015
La mostra Segno e Colore di Annamaria Russo Aruss, a cura di Maria Antonella Fusco e Claudio Strinati, presenta una selezione di incisioni realizzate dall’artista sannita negli ultimi venti anni di attività artistica nello studio romano dello scultore Nunzio Bibbò. 13 soggetti per un totale di 31 incisioni, eseguiti in tecnica mista acquaforte acquatinta, sono stati scelti per presentare l’opera grafica di Aruss negli spazi espositivi di Palazzo Poli. Formatasi nelle Accademie di Belle Arti di Napoli e Roma, Aruss ha avuto come maestri Giuseppe Capogrossi e Arnoldo Ciarrocchi; quest’ultimo, dal 1939 al 1955, era stato maestro torcoliere alla Calcografia Nazionale e nel 1950 aveva avuto una personale negli storici spazi di via della Stamperia per volontà del Direttore Carlo Alberto Petrucci.
“La classicità di Annamaria Russo consiste nel puntare tutte le sue carte sull’idea dell’Armonia così come ce l’hanno insegnata gli antichi greci e romani e che la nostra artista continua a vedere – scrive Claudio Strinati – nell’apparente mobilità e fragilità delle immagini, come una fermissima struttura mai persa di vista pur nelle continue peregrinazioni della fantasia. Glielo hanno insegnato la sua terra sannita e i maestri veri e propri quali Capogrossi e Ciarrocchi. Glielo ha insegnato la sua personalissima interpretazione di certe linee di tendenza del nostro grande Novecento, prima fra tutte quella promanante da Giorgio Morandi”.
“Nell’albero genealogico degli incisori della Calcografia Nazionale, Aruss prende posto subito al seguito di Ciarrocchi – scrive Maria Antonella Fusco nella presentazione – e al tempo stesso, nelle mostre degli ultimi anni, si inserisce a pieno titolo nella serie GRAFICA: femminile singolare, spazio elettivo dedicato ad artiste e critiche d’arte legate all’Istituto Centrale per la Grafica”.
Sede della mostra Roma, Palazzo Poli, via Poli, 54
Inaugurazione 18 settembre 2015 ore 18,00
Date dal 18 settembre al 3 ottobre 2015
Apertura al pubblico martedi – venerdi – ore 10.00 -19.00 sabato, ore 10.00 -14.00 – chiusura settimanale: domenica e lunedi
Aperture straordinarie: Giornate Europee del Patrimonio sabato 19 settembre ore 10.00-14 /15-19 / 20.00-24.00 – domenica 20 settembre ore 10.00-14 /15-19
Ingresso libero
Responsabile Ufficio Stampa e Comunicazione Angelina Travaglini con la collaborazione di Roberta Ricci tel. 06 69980238
Aruss, il dovere delle radici
Quando la giovanissima Annamaria Russo decide, con la sua timida determinazione, di frequentare a Napoli l’Accademia di Belle Arti, Emilio Notte è appena andato in pensione. Ma è sempre presente. La sua esperienza, la sua militanza artistica e politica, l’estrema capacità di cogliere nel profondo l’essenza della vocazione dei giovani allievi, hanno lasciato una traccia profonda nei docenti napoletani: forse ancora oggi quel magistero è percepibile, con qualche fatica, tra le mura di via Costantinopoli. Annamaria frequenta le lezioni di Giuseppe Capogrossi, titolare dal 1966 della Cattedra di decorazione, e vincitore nel 1971 del Prix d’honneur dell’Esposizione internazionale di incisione di Lubiana. Ma è la Cattedra di incisione ad attirarla subito, e lì incontra, per la prima volta….la Calcografia Nazionale! Infatti il docente di incisione è quell’Arnoldo Ciarrocchi che dal 1939 al 1955 era stato un nostro torcoliere, al quale nel 1950 Carlo Alberto Petrucci aveva anche dedicato una mostra. Dal 1956 al 1968 Ciarrocchi insegnò incisione a Napoli, in un’Accademia fortemente infiammata nel 1968, quando Ciarrocchi passa a Roma, dove insegnerà, al Ferro di Cavallo, fino al 1980. Qui Aruss lo incontrerà di nuovo, forte di una maturazione artistica veloce quanto precoce: la scelta della decorazione, maturata con Capogrossi, si accompagna stabilmente ad un utilizzo mai banale dell’acquaforte e dell’acquatinta, che Annamaria sperimenta con Ciarrocchi, ma anche sui torchi dell’amico e sodale, lo scultore Nunzio Bibbò, anche lui di origine sannita. Sono queste le radici che Aruss rivendica, come caratterizzanti tutto il suo percorso, che pure è in costante, stupefacente aggiornamento.
Nell’albero genealogico degli incisori della Calcografia nazionale del Novecento, dunque, Aruss prende posto subito al seguito di Ciarrocchi. Al tempo stesso, nelle mostre degli ultimi anni, si inserisce a pieno titolo nella serie Grafica, femminile singolare, che abbiamo creato ripromettendoci di ‘scavare’ nelle pratiche artistiche di genere, riconoscendo ad artiste e critiche d’arte uno spazio elettivo. Queste parole di saluto e di augurio per Aruss non sarebbero dunque complete senza la menzione di due donne che hanno determinato la fortuna di questa iniziativa. Sono grata ad Alberta Campitelli per avermi presentato con condivisibile stima Annamaria Russo, ma soprattutto all’amica e collega Rita Parma, che con il suo consueto entusiasmo e piglio ha saputo vincere la ritrosia di Aruss, accompagnandola passo per passo nella scelta delle grafiche esposte in Palazzo Poli nell’autunno 2015.
Maria Antonella Fusco
Annamaria Russo (Aruss) è un’artista di cultura classica e di temperamento modernista. Trae l’impulso creativo, in lei fortissimo e inesauribile, da un idea profondamente sedimentata nel suo animo di “tradizione” che vive con sincero radicamento alla sua terra e alla sua formazione avvenuta accanto a grandi maestri, maestri nel vero senso della parola, coloro, cioè, che ti trasmettono una seria e perfetta competenza tecnica e nel contempo provocano in te un drastico, spontaneo e intransigente amore per l’arte. La Russo ha imparato subito questa lezione, fin dai primissimi passi, e l’ha trasformata nel concreto della sua opera che è tutta improntata al contemperamento, si potrebbe azzardare, del caso e della necessità. Del caso, perchè l’ artista ha un approccio con la sua stessa arte di assoluta immediatezza e verità. Non pianifica a tavolino i suoi argomenti e i suoi soggetti, ma lascia che l’occasione e l’impulso la portino a individuare di volta in volta punti di osservazione e riflessione diversi, che solo a posteriori sarà possibile, per l’artista stessa e per i suoi fruitori, riscontrare come strettamente connessi gli uni con gli altri e tali da ricomporre nella nostra mente un percorso unitario e coerente. Della necessitàperché la formidabile competenza acquisita da Annamaria Russo nel campo dell’incisione ad acquaforte e ad acquatinta,la induce a creare secondo un ordine sistematico, in cui l’artista arriva persino a rievocare le antiche idee del polittico, della molteplicità delle repliche continuamente variate nel timbro cromatico, della costituzione di sequenze narrative formulate, però, con il criterio della serie dove i singoli pezzi hanno intrinseco valore in sé ma lo moltiplicano specchiandosi gli uni negli altri sempre simili e sempre diversi.
Certe sue opere, infatti, fanno esplicito riferimento alla dimensione del caos da cui tutto si genera, o al manifestarsi di forme al limite della possibilità di definizione o di indefinizione, e lei stessa li chiama i Fantasmi. Altre volte, ma senza nulla perdere di una ferrea coerenza, emergono in Annamaria le passioni ancestrali della sua terra e del suo radicamento, ed ecco Stabiae, ecco l’Antico che ritorna verso di noi in forme mosse e frementi, ecco gli Intrecci che costituiscono in sé e per sé un fattore figurativo determinante per l’artista. La classicità di Annamaria Russo consiste nel puntare tutte le sue carte sull’idea dell’Armonia così come ce l’hanno insegnata gli antichi greci e romani e che la nostra artista continua a vedere nell’apparente mobilità e fragilità delle immagini, come una fermissima struttura mai persa di vista pur nelle continue peregrinazioni della fantasia. Glielo hanno insegnato la sua terra sannita e i maestri veri e propri quali Capogrossi e Ciarrocchi. Glielo ha insegnato la sua personalissima interpretazione di certe linee di tendenza del nostro grande Novecento, prima fra tutte quella promanante da Giorgio Morandi in quella sottile sintonia di ferrea determinazione nella costruzione dell’immagine e di aerea leggerezza della percezione, due fattori concomitanti che rendono l’arte di Annamaria così affascinante, solenne e sensibile al contempo.
Si avverte nelle sue opere l’esito di un lavoro appassionato che invece di sovraccaricare lo spazio dell’immagine lo rende terso, netto, permeabile all’osservazione attenta e coinvolta scaturendone quell’ inscindibile binomio tra segno e colore che giustamente dà il titolo alla mostra stessa. L’ arte della Russo è un tragitto, unitario e consequenziale, in cui non esistono remore alla formulazione di immagine. un’astrattista? piuttosto una evocatrice di senso, con forti residui di figuratività dentro immagini apparentemente scardinate da un rapporto diretto con qualsivoglia forma di verosimiglianza? l’una e l’altra insieme, senza che vi sia alcuna incoerenza in un’arte che come questa ha la sacrosanta aspirazione di porsi come assoluta, nel senso letterale del termine, sciolta, cioè, da qualunque obbligo che non sia quello di onorare la propria fervida ispirazione e la propria acuta attitudine immaginativa, in un mondo di bellezza ed equilibro ben riscontrabile adesso in questo gruppo di opere, non numerosissimo (una trentina di pezzi sono qui esposti) ma più che sufficiente per delineare la figura di una potente e intima artista del nostro tempo.
Claudio Strinati
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Incontro con Annamaria Russo Aruss nella sua casa- studio
D –Annamaria, per l’invito di questa mostra all’Istituto centrale per la grafica, hai scelto ‘Omaggio al Maestro’, tre incisioni in acquaforte acquatinta del 2011 che formano un polittico. Perchè?
R – Ho dedicato quest’opera a Capogrossi nel 2011, non solo perché è stato uno dei più grandi maestri del’900 italiano, ma soprattutto perché ho un ricordo vivissimo di lui, che ho avuto come maestro all’Accademia di Belle Arti di Napoli negli anni ‘60. Lavorare, lavorare, lavorare,era il suo incitamento per noi allievi per raggiungere l’espressione della poesia nelle nostre opere. Mi ricordo di lui anche durante le manifestazioni studentesche del ‘68: ci trasmetteva una carica positiva e ci incitava ad essere costruttivi, anche nella protesta, affinché i nostri sogni si potessero realizzare e dare espressione alla nostra creatività.
D – Sono questi anni napoletani della tua formazione, anni giovanili, che ricordi con affetto, come mi sembra di capire da quelle tre incisioni del ‘67 che ho notato in un angolo della tua casa-studio.
R – Sono tre opere eseguite durante le lezioni di incisione con Arnoldo Ciarrocchi, che con Capogrossi, sono stati i miei maestri in accademia. Sono ispirate alle opere di Morandi che mi affascinava per il suo segno sicuro e leggero.
D – Durante gli anni di studio in Accademia a Napoli, qual’è stato il tuo approccio alle tecniche artistiche?
R – Ho sempre avuto interesse per le tecniche materiche: la sabbia, soprattutto. Da bambina seguivo mia madre che andava a lavare i panni, sul greto del fiume Volturno. Stavo ore ed ore incantata a guardare l’acqua limpida che scorreva, i pesci, la schiuma bianca del sapone e la sabbia.
D – La sabbia che hai usato nelle tue opere materiche degli anni’70.
R – In quegli anni le mie opere prendevano forma spatolando impasti di sabbia, colori e collanti, in ciotole di terracotta, nel mio primo studio d’artista nel giardino della mia casa natale in terra sannita.
D – Quando poco dopo arrivi a Roma e frequenti l’Accademia di Belle Arti, ritrovi il tuo maestro Ciarrocchi.
R – Si, ci siamo ritrovati a Roma ed è proprio Ciarrocchi che, con il mio amico Nunzio Bibbò, mi ha sollecitato a riprendere lo studio dell’incisione. Proprio nella stamperia di Nunzio, dove ancor oggi ho il torchio, ho sperimentato in maniera ampia, libera, l’acquaforte e l’acquatinta, dal 2002 quando preparavo le incisioni dedicate a Stabiae. Lì ho studiato e realizzato tutto il processo creativo della stampa: dalla lastra, alla morsura, al torchio che giro a mano, da sola.
D – In questi 15 anni anni dedicati all’incisione nello studio di Nunzio, hai cominciato anche a fare ceramica, con segni e colori come su una lastra incisa.
R – Si, in quello studio ho inciso e stampato Stabiae (2002-2012) e i polittici Riflessioni(2011),Omaggio al maestro(2011), Caos(2013), con il sostegno delle sue robuste braccia che mi aiutavano a versare nelle vasche gli acidi per le morsure. Nunzio contava con me il tempo dell’immersione per le tonalità di colore che volevo ottenere. I colori che sceglievo esprimevano il segno inciso. Anche le mie prime ceramiche sono nate lì. Nunzio mi ha fatto trovare il piatto a terra con i colori e i pennelli. Ora, il mio grande amico mi manca molto.
D – Segno e colore nelle tue incisioni sono dunque un binomio assoluto. E’ inpossibile immaginare un tuo segno senza una ricerca di colore, di tono.
R – Certo, per me il colore esprime la forma e quindi la mia emozione. Il colore emerge dalle mie radici sannite. La mia terra bruna, bruciata dal sudore della gente, è in Caos, l’azzurro del suo cielo è catturato nel vortice delle Riflessioni. Il vortice dei colori nei miei piatti segna la corsa del tempo.
D – Ti ho visto lavorare al torchio. Hai veramente una grande forza ed energia a far girare la ruota, da sola.
R – Si, lavoro da sola, la mia è una sfida tra la tecnica, il torchio e la mia idea che deve prendere forma. Quando faccio girare la ruota del torchio mi batte il cuore, il mio sguardo segue il panno che scompare sotto il rullo e cerco con la forza delle braccia la pressione che darà vita al segno inciso.
D – Sei scomparsa per una settimana, ed oggi ritrovo nella tua casa studio nuovi vortici e colori nei grandi piatti. La tua storia è tutta nella tua casa. Le opere ti vengono incontro, occupano lo spazio trasmettendoti un senso di gioia. C’è tutto il tuo racconto d’artista: incisioni, disegni, collages, sabbie, piatti, sculture in plexiglass e frecce, che partono nello spazio, ispirate al tuo maestro Restany cui ti lega una profonda ammirazione come scrive Grazia Chiesa nel 2004 in occasione della mostra milanese “Frecce: Hommàge a Pierre Restany”.
R – Anche il video che è in mostra che ho realizzato 10 anni dopo la mostra alla fondazione DARS, esprime ancora questa assoluta memoria che conservo in me del maestro fondatore del Nouveau Realisme.
D – Quali sono i momenti che ti piace ricordare della tua vita d’artista e di ‘volontaria dell’arte’?
R – Sono orgogliosa del mio servizio di volontariato alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna che mi ha permesso di passare ore e giorni tra quei capolavori che dopo gli anni in accademia hanno determinato la maturazione della mia formazione artistica.
D – Nel volume “Capitani dell’anno”, dedicato alle eccellenze italiane, nel numero dedicato all’EXPO 2015, appari sorridente in una foto con Patrizia Sandretto Re Rebaudengo mentre consegni un elemento dell’istallazione del Logo della sua Fondazione. Tra le opere pubblicate nell’articolo, appare anche il polittico Omaggio al Maestro. Ritorniamo dunque alla nostra mostra. Per concludere, Annamaria, tra i tuoi numerosi momenti pubblici quali ricordi con più piacere?
R – Quelli che hanno legato le mie opere alla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Roma, alla Raccolta d’Arte Contemporanea della Farnesina, alle collezioni della Baronessa Lucrezia De Domizio Durini e del Conte Giuseppe Panza di Biumo, alla Collezione Omeoart della Boiron a Milano, e nel 2013, al Museo Michetti a Francavilla a Mare nella mostra La bellezza necessaria. E sarei felice di poterle donare anche all’Istituto.
Rita Parma
Biografia breve:
Annamaria Russo è nata a San Salvatore Telesino (BN), ha insegnato a Roma fino al 1997. Prosegue la ricerca artistica con esperienze e viaggi di studio a Roma, in Italia e all’estero. Le sue opere sono presenti nella Galleria Comunale d’Arte Moderna di Roma, nella Collezione di arte contemporanea italiana alla Farnesina, nelle collezioni della Baronessa Lucrezia De Domizio Durini e del Conte Giuseppe Panza di Biumo, e nella Collezione Omeoart della Boiron a Milano. Nel 2015 Aruss ha ricevuto il prestigioso riconoscimento che premia le eccellenze italiane, Capitani dell’Anno 2015.
Personali dell’artista:
1991
Roma, Complesso Monumentale di San Michele a Ripa Antologica;
1995
Roma, Scuderie di Palazzo Ruspoli Trentanni di creatività;
1999
Roma, Museo Barracco, Annamaria Russo Colore e disegno. Antico e moderno;
2002
Roma, Archivio di Stato, Annamaria Russo. Stabiae, Colore e disegno. Antico e moderno;
Castellamare di Stabia, Palazzetto del mare, STABIAE Colore e Disegno. Antico e Moderno;
2004
Milano, DARS, Frecce Hommage à Pierre Restany;
2007
Milano, Galleria Vittorio Emanuele II, Libreria Bocca, Istallazione nello Spazioboccaingalleria;
2009
Roma, Biblioteca Angelica, Annamaria Russo. Tracce … in ceramica nella Biblioteca Angelica;
Roma, Palazzo Venezia, Riflessioni. Disegno e colore. Antico e Moderno nell’appartamento Cybo di Palazzo Venezia;
2011
Bari, Archivio di Stato, Presenze;
2013
Francavilla a Mare, Museo Michetti, La bellezza necessaria.